Egli nacque intorno all’anno 342 a Stridone, una piccola città alla testa dell’Adriatico, vicino alla città episcopale di Aquileia. Suo padre, cristiano, istruì il figlio in casa, poi lo mandò a Roma, dove Girolamo ebbe tra i suoi insegnanti il celebre grammatico Donato e Vittorino, un retore cristiano. La lingua madre di Girolamo era il dialetto illirico, ma a Roma imparò a parlare fluentemente in latino e greco, e a leggere la letteratura in queste lingue con grande piacere.
A Roma iniziò una vita mondana, lasciandosi andare ai piaceri. Eppure, nonostante le influenze pagane ed edonistiche, Girolamo fu battezzato da Papa Liberio nel 360.
Dopo tre anni a Roma, la curiosità intellettuale di Girolamo lo portò ad esplorare altre parti del mondo. Accompagnato dal suo amico d’infanzia Bonoso, andò ad Aquileia, dove strinse amicizia tra i monaci del monastero, in particolare con Rufino. Poi, sempre accompagnato da Bonoso, si recò a Treviri, in Gallia. Girolamo rinunciò a tutte le occupazioni secolari per dedicarsi a Dio con tutto il cuore. Desideroso di costruire una biblioteca religiosa, il giovane studioso copiava i libri di Sant’Ilario e i suoi Commentari sui Salmi, assieme ad altri tesori letterari e religiosi. Tornò a Stridone, e più tardi si stabilì ad Aquileia. Il vescovo aveva liberato la chiesa della peste del arianesimo e aveva attratto molti uomini illustri. Girolamo strinse amicizia con Cromazio (poi canonizzato), al quale dedicò diverse delle sue opere; Eliodoro e suo nipote Nepoziano. Il Rufino famoso teologo, che in un primo momento era stato suo caro amico, divenne poi il suo avversario. Dopo gli anni di studi accademici ad Aquileia, alla ricerca della più perfetta solitudine, iniziò a viaggiare verso l’Oriente.
Arrivò ad Antiochia verso l’anno 373. In un primo momento, seguì le lezioni del famoso Apollinare, vescovo di Laodicea, poi lasciò la città per il deserto di Calcide, a circa cinquanta miglia a sud-est di Antiochia. Lì Girolamo rimase per quattro anni, passati studiando e praticando l’austerità.
In quel periodo si dedicò anche allo studio della lingua ebraica, una disciplina che sperava lo avrebbe aiutato a conquistare una vittoria su se stesso.
La chiesa di Antiochia invitò Girolamo, come più dotto degli anacoreti nel deserto a prendere posizione su alcuni argomenti controversi della vita della chiesa in quel momento. Egli scrisse quindi una guida per il Papa Damaso a Roma. Il papa non gli rispose.
Quando lasciò il deserto di Calcide, Girolamo ricevette dalle mani del vescovo Paolino la sua ordinazione come sacerdote, a condizione però che egli fosse esentato dal servizio presso una chiesa, poiché la sua vera vocazione era di essere monaco ed eremita.
Nel 380 circa, Girolamo si recò a Costantinopoli per studiare le Scritture in greco, quand’era vescovo Gregorio di Nazianzo. Due anni dopo tornò a Roma con Paolino di Antiochia ad assistere ad un consiglio che Papa Damaso teneva in merito allo scisma di Antiochia. Nominato Segretario del Consiglio, Girolamo assolse così bene il suo compito che, al termine del consiglio, Papa Damaso lo trattenne come suo segretario personale. Su richiesta del Papa egli revisionò la versione corrente del Nuovo Testamento nonché il salterio latino.
Quando il Papa Damaso morì nel 384, gli successe Siricio, che era meno amichevole verso Girolamo.
L’indignazione di Girolamo per il malcostume dei prelati suscitò risentimenti tali da innescare un attacco alla sua reputazione. Offeso per le calunnie rivoltagli, Girolamo decise di tornare in Oriente nel mese di agosto del 385. A Cipro, sulla strada, fu accolto con gioia dal vescovo Epifanio, e ad Antiochia conferirono con lui altri eminenti esponenti del clero.
Con ciò che restava del proprio patrimonio, Girolamo fece costruire un monastero per gli uomini nei pressi della basilica della Natività a Betlemme, ed anche alcune case in tre comunità di donne. In una grande grotta vicino al luogo di nascita del Salvatore aprì una scuola gratuita e un ospizio per i pellegrini.
Nel 393 si dedicò alla stesura di due libri contro uno scritto eretico di un certo Gioviniano, che metteva in dubbio la verginità di Maria.
Pochi anni dopo rivolse la sua attenzione verso un certo Vigilanzio, un prete gallico, che denunciava sia il celibato che la venerazione delle reliquie dei santi. Nel difendere il celibato, Girolamo disse che un monaco deve acquistare sicurezza, evitando tentazioni e pericoli. Per quanto riguarda la venerazione delle reliquie, dichiarò che onorarle non significava “idolatria”, perché nessun cristiano aveva mai adorato i martiri come dei.
Tra il 395 e il 400 Girolamo fu impegnato in una guerra contro Origene, che purtroppo creò una rottura nella sua lunga amicizia con Rufino.
Girolamo è famoso più di tutto per il suo lavoro critico sul testo delle Scritture. La Chiesa lo considera il più grande di tutti gli studiosi nel chiarire il Verbo divino.
Abbiamo visto che, già a Roma aveva fatto una revisione del testo latino del Nuovo Testamento e dei Salmi. Ora si impegnò a tradurre la maggior parte dei libri del Vecchio Testamento direttamente dall’ebraico. Iniziò con i Libri dei Re, e continuò con il resto in tempi diversi. Quando scoprì che il Libro di Tobia e parte di Daniele era stato composto in caldeo, si mise a imparare anche questa difficile lingua. Più di una volta fu tentato di abbandonare il faticoso compito, ma la sua tenacia di studioso non lo fece demordere. Le uniche parti della Bibbia latina, ora conosciuta come la Vulgata, che non furono sottoposti al suo lavoro furono i libri della Sapienza, l’Ecclesiastico, il libro di Baruch, e i due libri dei Maccabei. Rivide nuovamente i Salmi, con l’aiuto di Origene.
Nel 404 Girolamo subì la perdita della fedele amica santa Paola. Sei anni dopo fu messo a conoscenza della notizia del saccheggio di Roma da parte dei Goti di Alarico. Pochi anni dopo il suo lavoro venne di nuovo interrotto da incursioni di barbari che si spostavano verso la Palestina attraverso l’Egitto. Più tardi ancora, un gruppo di eretici di Pelagio, tutelati dal vescovo Giovanni di Gerusalemme, inviarono una truppa a Betlemme per disperdere i monaci e le monache che vi abitavano sotto la direzione di Girolamo. Alcuni dei monaci furono picchiati, un diacono venne ucciso, e molti monasteri furono dati alle fiamme. Girolamo fu costretto a nascondersi per qualche tempo.
Ormai vecchio, Girolamo si ammalò, e dopo due anni morì, il 30 settembre 420. Fu sepolto sotto la chiesa della Natività a Betlemme. Nel XIII secolo il suo corpo è stato traslato ed ora si trova da qualche parte nella Cappella Sistina della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
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